Questo è il primo libro di Mario Vargas Llosa che mi è capitato di leggere. Me lo ha consigliato l’insegnante di scrittura del corso che ho frequentato lo scorso anno.
In quel corso abbiamo analizzato moltissimi testi, ciascuno per evidenziare un aspetto fondamentale del romanzo.
“Avventure della ragazza cattiva” ci fu proposto come esempio di incipit verticale: all’inizio, cioè, viene descritta un’estate eccezionale a Lima, nel 1950. Vargas Llosa ci prende per mano e ci fa salire dei gradini, sempre più in alto, nella descrizione di quell’estate “straordinaria” e “favolosa”, delle sue feste, gare di ballo, competizioni di atletica e nuoto, fino all’entrata in scena dell’antagonista, la donna di cui Ricardo Samocurcio, il protagonista che racconta in prima persona la sua storia, si innamora.
Questa infatti è la storia di una vita e la storia di un grande amore, un amore folle, totalitario, egoista. Un amore che prende tutto e da pochissimo in cambio. Un amore che diventa ossessione e che perseguiterà Ricardo durante tutta la sua vita.
Il libro è diviso in 7 capitoli, in ciascuno dei quali il protagonista incontra la nina mala, come lui la chiama, con un nome e un’identità diversa. La incontra la prima volta a Lima, nel quartiere dove vive con la zia Alberta dopo la morte dei suoi genitori ed è una ragazzina di nome Lily che assieme alla sorella minore dice di essere appena arrivata dal Cile. Si fidanzeranno fino a che lei sparirà dopo che la sua vera identità verrà rivelata durante una festa.
La rincontrerà a Parigi, negli anni ’60, dove Ricardo è riuscito a trasferirsi, realizzando il suo sogno di bambino e dove è diventato traduttore. Sarà un incontro di breve durata e lei lo lascerà, ancora una volta, innamorato e ferito.
Si rivedranno poi a Londra, negli anni ’70, poi in Giappone, ancora a Parigi e infine a Madrid, in un perdersi e ritrovarsi che ripercorre la geografia della vita dello stesso autore, con i suoi periodici ritorni in Perù, dallo zio ormai anziano, che lo aggiorna sulla politica locale.
Mentre lei cambierà sempre, ogni volta con un nome e una posizione sociale differente, lui rimarrà tutta la vita immobile nel suo grande, sconfinato, granitico amore per quella ragazzina ferita. Un amore sbilanciato, imperfetto, un amore che porta con sé solitudine e disperazione; un amore che fa male, che porta fino all’orlo del suicidio ma anche un amore carnale, passionale, con attimi di felicità assoluta. Un amore la cui grandezza si capirà solo alla fine, giunti ormai stremati alle ultime pagine di questa lunga cavalcata attraverso il secolo scorso e gli avvenimenti principali europei e peruviani.
Un’altra cosa che mi è piaciuta molto di questo romanzo è che ogni capitolo è dedicato, nel titolo, ad un altro personaggio: il guerrigliero, il ritrattista di cavalli, il bambino senza voce ecc.. E in effetti all’interno di ciascun capitolo questo personaggio viene raccontato a lungo, diventa un altro protagonista insieme a Ricardo e alla donna da lui amata, un protagonista che colma con la sua presenza la vita di Ricardo in quel momento e che sarà importante per la sua storia.
Ho amato molto questo romanzo: ho sorriso, ho pianto, ho partecipato alle altalenanti emozioni di Ricardo.
La scrittura di Vargas Llosa mi ha avvolta, fin dalle prime pagine, mi ha tenuta stretta e mi ha portata dove ha voluto; mi ha accompagnata fin dentro le pieghe più nascoste delle emozioni dei due protagonisti, me li ha fatti conoscere a fondo, in tutte le loro diverse sfaccettature.
E alla fine non c’è solo un nino bueno e una nina mala: ci sono due caratteri differenti, entrambi feriti, entrambi disillusi, che tentano di restare a galla come meglio possono, fino al commovente, malinconico e rivelatore finale.
Puoi trovare questa meraviglia QUI.
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