Ogni libro lascia qualcosa di sé a chi lo legge. Un’emozione, la descrizione di un sentimento, un’immagine che si ripresenta, a volte, quando meno te lo aspetti. Poi ci sono libri, invece, la cui lettura può essere paragonata a vivere un’esperienza. Libri che quando li cominci sei una persona e quando li finisci – dopo aver riso, sorriso, pianto, provato un dolore forte, quasi fisico, esserti immedesimata fino al  midollo nei suoi personaggi – sei una persona diversa. Perché non hai solo letto il racconto della vita di altre persone, sei stata altre persone, ti sei innamorata, sei stata lasciata, sei stata schiaffeggiata dalla vita e ne sei uscita cambiata.

Chi manda le onde di Fabio Genovesi è uno di questi libri. Si ride, si piange e ci si emoziona tantissimo. Ci si riconosce nei personaggi strani e meravigliosi che Genovesi ci presenta, ci si rispecchia nei loro difetti e nelle loro debolezze, ci si ritrova in quel senso di alienazione che spesso anche noi ci portiamo dentro. Si finisce per conoscerli a fondo, questi sgangherati, improbabili e proprio per questo così veri personaggi, e alla fine non si può che voler loro bene.

Siamo tutti normali, finché non ci conosci abbastanza.

La bella Serena, i figli Luca e Luna, Sandro, sconclusionato quarantenne con gli amici Marino e Rambo, Ferro, bagnino in pensione con il  nipote acquisito Zot, che viene da Chernobyl: una manciata di vite prese a caso, in un posto a caso, Forte dei Marmi, ma lontano dall’estate, quando in giro non c’è nessuno e per passare il tempo ti devi inventare qualcosa.

Ma la vita ha già deciso per loro e quando rovescia sulle loro teste le sue onde tremende, ciascuno reagisce come può, facendo finta di andare avanti o chiudendosi in sé stesso, aggrappandosi a un sogno o guardando la vita con cinismo. Ma nessuno si salva da solo e sarà l’amicizia e il sostegno reciproco che li terrà a galla e, come i pesci, li farà stare con il muso verso la corrente, verso tutto quello che può arrivare, di buono e di cattivo, senza voltarsi mai.

Chi manda le ondeCi ho messo più del solito a leggere questo libro perché ogni capitolo costituisce un’unità completa in sé stessa, come la scena di un film. Alla fine del capitolo, anziché correre a leggere quello successivo, sentivo il bisogno di fare una pausa e pensavo: perfetto. Non c’è nulla da aggiungere. L’autore ha detto quello che doveva dire e lo ha detto alla grande. Avrei tanto voluto fargli i complimenti. E sentivo anche la necessità di rimanere un po’ con le sensazioni che la lettura di quel capitolo aveva suscitato in me. Ancora un po’. Fino alla prossima sessione di lettura.  In particolare Ma figurati se la chiamo Luna è un vero capolavoro, un romanzo nel romanzo.

Ho adorato l’uso sapiente che Genovesi fa qui del punto di vista, alternando la prima persona, quando a parlare è la piccola Luna, alla seconda, quando ci racconta la vita di Serena, la sua bella mamma ( e quel “tu Serena” non me lo posso più scordare) alla terza, quando incontriamo gli altri personaggi, in un’alternanza che non stanca mai e che permette di capire immediatamente, dalle prime righe, di chi si sta parlando.

Bellissimi i dialoghi, infarciti di modi di dire ed espressioni prese dal dialetto, che conferiscono, se ce ne fosse bisogno, ulteriore vitalità ai personaggi meravigliosamente descritti. Genovesi è credibile sia quando ci racconta dei tre amici quarantenni, sia quando si mette nei panni di una tredicenne che in quelli della sua mamma.

Dopo aver chiuso il libro mi ha colto un grande senso di perdita. Mi mancavano. Mi mancano. Tanto. Dopo averli conosciuti così bene, non posso far altro che portarli dentro di me.

“(…) lo trattano così male, poveraccio.” “Ma chi” “Lo spazzacamino. Ma perché lo trattano così?” “Perché è nero(…)”. “Vabbé, ho capito, ma a me mi stanno lontani perché sono tutta bianca. Come deve essere uno per piacere alla gente?” (…) ” Sai Luna, mi sa che a questo mondo, se vuoi piacere alla gente, devi essere grigio come loro. Noi non siamo grigi, e ce la fanno pagare ogni giorno” 

In attesa di leggere Il mare dove non si tocca, sempre di Genovesi, di cui spero di parlarvi il prima possibile, potete trovare questo romanzo meraviglioso QUI.

Come sempre, grazie per aver letto fino a qui,

Raffaella