Un nuovo arrivo

Gennaio è un mese strano.

Fa freddo – e questo mi piace – ma le feste sono appena trascorse, gli addobbi riposti, l’attesa esaurita.

Mi resta in bocca il sapore dolceamaro di qualcosa che doveva accadere e forse non è accaduto.

Quest’anno è stato diverso.

E’ stato peggio.

Quando anche l’ultima lucina ha trovato posto nella sua scatola e poi in mansarda, siamo tornati alla mezza vita di prima.

Ancora bloccati in casa, ancora con tante limitazioni.

Gennaio però mi ha regalato due incontri emozionanti con la natura.

Il primo con un uccellino che ho trovato immobile davanti alla porta della cucina. Non si muoveva neanche se mi avvicinavo e quindi, per paura che diventasse preda di un gatto, dopo averlo osservato per un po’, ho deciso di prenderlo tra le mani e di metterlo al sicuro. Si muoveva, allora l’ho fatto scendere e lui ha zampettato fino al sole. E’ rimasto per un po’ a scaldarsi  e infine è volato via. Non ho capito se fosse stordito per aver picchiato contro il vetro o solo infreddolito.

Il secondo incontro l’ho avuto al termine della mia solita passeggiata nel bosco. Finalmente il capriolo che vive vicino a noi ha deciso di farsi vedere e ho avuto la fortuna di ammirarlo mentre saltellava su e giù per un ripido tratto alberato proprio accanto al maestoso cancello dei miei vicini di casa, che ho conosciuto camminando per quei sentieri.

Ma l’incontro più importante di tutti l’ho avuto sabato 23, quando – dopo un viaggio di 30 ore – una cagnolina magra e sperduta è arrivata alla casa nel bosco.

Tremava e piangeva e dopo averla abbracciata l’abbiamo lavata. Mio figlio, che non ha mai avuto un incontro ravvicinato con un cane prima, l’ha presa, messa nella doccia e lavata, mentre io gli facevo da assistente.  Lei, dolcissima, si è fatta lavare e poi ci ha ringraziato abbracciandoci.

La nostra Beba – abbiamo deciso di chiamarla così in omaggio a un personaggio femminile presente nei romanzi del maestro Camilleri, che ammiro tantissimo, dato che anche lei viene dalla Sicilia – infatti, oltre a dare la zampa, ci salta sempre addosso alzandosi sulle zampe posteriori e a volte mi stringe il braccio tra le altre sue due zampe e mi lecca.

E’ una cagnolina che abbraccia e che desidera essere abbracciata. Non ha avuto una vita facile sinora e forse ne porta addosso ancora i segni, dato che ha qualche problema di salute come ho scoperto sei giorni dopo dal veterinario.

Quando l’ho vista per la prima volta in un video che mi ha inviato una volontaria piangeva dietro a una rete, assieme ad altri cagnolini.

Desideravo un cane con cui condividere le mie passeggiate nel bosco e mi sembrava uno spreco avere un giardino così grande solo per noi. Però non ero del tutto consapevole di quello che sarebbe stato adottare un amico peloso. E’ successo tutto in fretta, ho contattato lunedì la volontaria e sabato mattina avevo già Beba a casa.

Di certo non potevo lasciarla lì. Non potevo.

Quando ho saputo che se non l’avessimo adottata noi sarebbe andata in un rifugio, qui al nord, ho deciso in due minuti.

Ora dorme sul suo cuscino, davanti al camino, e se mi alzo dalla scrivania vicino alla finestra  dove sto scrivendo, apre un occhio. Ci tranquillizziamo così, sapendo di essere vicine, ciascuna immersa nei suoi pensieri.

Gennaio è passato come una ventata d’aria gelida sulla faccia; due corsi di scrittura online da frequentare, la casa da pulire, i miei figli che – prima una  e poi l’altro –  sono tornati a scuola ( anche se parzialmente ), l’arrivo di Beba con relativa visita dal veterinario, puntate varie al negozio di animali e innumerevoli telefonate con amiche esperte di cani.

Ho poi riorganizzato tutta la sala, ricavando un angolino tutto per me per scrivere e risistemando per l’ennesima volta i libri sulle librerie che ho al momento, in attesa di comprare i pezzi mancanti.

Ho fatto anche un corposo acquisto di libri classici usati; sto valutando a quale altro corso iscrivermi dato che si sono conclusi i due cominciati a inizio dicembre e ho intrapreso lo studio di un filone della narrativa che mi appassiona.

Vado incontro a febbraio così: con le braccia piene di libri, uno studio/biblioteca accogliente dove rifugiarmi, un sottofondo di miagolii e abbài e i pini fuori dalla finestra.