Quella che vorrei raccontarti oggi è una storia molto conosciuta da chi si interessa di Letteratura Gotica, una storia che è diventata un mito.

Il mito della creazione del “Frankenstein” di Mary Shelley , forse il più importante romanzo gotico, certamente quello più famoso appartenente al periodo del gotico “classico”, che va dal primo romanzo inglese riconosciuto di questo genere, “Il castello d’Otranto” di Horace Walpole, fino alla seconda edizione del “Frankenstein” appunto, del 1830.

L’estate del 1816 era stata particolarmente fredda: pioveva spesso e i temporali si abbattevano senza sosta su tutte le Alpi. Questo cambiamento climatico era iniziato già l’anno precedente, quando, durante le guerre napoleoniche, le piogge incessanti avevano rallentato l’avanzata dell’artiglieria francese, che fu costretta a fermarsi. Si spiegherebbe in questo modo, forse, la sconfitta di Napoleone a Waterloo, nel giugno del 1815.

L’origine di questo clima insolito è stata attribuita all’eruzione di un vulcano, avvenuta nella primavera di quell’anno, su un’isola indonesiana; il fenomeno durò diversi mesi e portò ad un sensibile abbassamento delle temperature in tutta Europa. L’anno dopo, quello che a noi interessa, continuò a fare freddo, anche d’estate. In Europa si diffuse l’idea che la fine del mondo fosse vicina; si pensava che il sole si stesse raffreddando e che una sua parte si sarebbe staccata e sarebbe precipitata sulla Terra, incendiandola. L’Europa prostrata dalle guerre si mise ad aspettare l’Apocalisse.

In questo clima, atmosferico e culturale, si svolge la nostra storia. Lord Byron, il celebre poeta romantico, ha affittato per l’estate una villa sulle Alpi svizzere, vicino al lago di Ginevra. Ha invitato a trascorrere del tempo con lui i futuri coniugi Shelley, che ha conosciuto da poco, e il suo medico personale, John Polidori.

Mary ha diciannove anni all’epoca, ha conosciuto Percy due anni prima e se n’è innamorata all’istante. Lui, dopo pochi mesi, le ha confessato di ricambiare il suo amore anche se è già sposato e ha due figli, di cui uno in arrivo. Mary viene cacciata di casa perché sceglie di non rinunciare a Percy e i due sono costretti a vagare per la Francia e la Svizzera, prima di dover fare ritorno in Inghilterra, ormai privi di mezzi.

Il primo grande dolore della loro vita di coppia arriva qualche mese dopo, quando la neonata che Mary aspetta nasce prematura e muore durante la notte, gettandola in uno sconforto che sembra senza fine.

Al momento in cui la immaginiamo, seduta su uno dei divani di Villa Diodati, mentre guarda fuori dalle alte finestre, è preoccupata perché il temporale è aumentato d’intensità e le sarà impossibile tornare alla dimora che hanno preso in affitto dove l’aspetta il piccolo William, il bimbo nato sei mesi prima e affidato a una tata.

Lei e Percy non sono ancora sposati, lo faranno a dicembre. Al momento non sanno quali altri dolori dovranno affrontare, tra cui il suicido di Harriet, la moglie abbandonata da Percy. Quella sera però tutto questo è lontano: c’è solo la pioggia, la notte e la lettura ad alta voce di un volume di storie di fantasmi, in francese, tradotto dal tedesco, “Fantasmagoriana”. La lettura esalta l’immaginazione di tutti, forse insieme al laudano procurato da Polidori, al punto che lord Byron propone agli amici di scrivere una storia di fantasmi. In questo stato d’animo alterato si ritirano ciascuno nella propria camera.

Leggenda vuole che Mary si risvegli ancora vestita, terrorizzata da un incubo tremendo in cui una creatura morta da tempo, grazie all’intervento di un medico sperimentatore, torna di nuovo in vita. Nel sonno sono confluite le letture della sera precedente e i discorsi ascoltati in casa sua, quando il padre si intratteneva con medici e scienziati, dove discutevano le possibilità di una scienza appena nata e  ancora in gran parte sconosciuta. Sono soprattutto le teorie di Galvani ad averla incuriosita e sconvolta. Il giorno dopo, tornata al suo cottage, si mette al lavoro e scrive il germe di un racconto che, col tempo e dopo numerose revisioni, diventerà il suo unico e celebre romanzo. Anche gli altri letterati presenti quella sera si dedicano alla proposta di Byron ma l’unico altro scritto che vedrà la pubblicazione sarà “Il vampiro” di Polidori.

Ho voluto raccontarti questa storia perché, anche se è molto conosciuta, la trovo sempre piena di fascino ed è un esempio di come la vita a volte confluisca nell’arte e di come l’arte influenzi e cambi la vita: le atmosfere fredde e piovose, così come il paesaggio svizzero, si ritrovano infatti nel romanzo di Mary. Viceversa la lettura di gruppo della “Fantasmagoriana”, fatta in una notte simile, a lume di candela, sembra abbia profondamente influenzato gli amici riuniti quella sera, al punto che Percy Shelley scappa sconvolto dopo aver avuto un’allucinazione e Mary trascorre la notte in preda agli incubi.

Esempio mirabile di come Arte e Vita possano, a volte, essere indissolubilmente legate.

La Letteratura Gotica è un ambito che mi affascina molto e le ho dedicato tutto un anno di approfondimento con gli incontri di lettura che ho organizzato online da ottobre 2021 a giugno 2022. Quest’anno ho deciso di occuparmi dei racconti di paura. Ho ideato un percorso che ho chiamato “Fantasmi sotto l’albero”, dove in cinque incontri di due ore ciascuno esploreremo alcuni dei più interessanti racconti sui fantasmi. Se vuoi scoprire il mio percorso, lo trovi QUI.

 

Bibliografia:

  • Guida alla letteratura gotica, Fabio Camilletti, Odoya
  • Frankenstein sono io, Francesca Caracci, Ripostes